Albachiara: in cucina, il racconto della lucanità
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Albachiara, il progetto
«Nella mia mente Albachiara è nata più di vent’anni fa, quando iniziai ad accarezzarne l’idea. L’ho immaginata, sognata, per poi rimandare tutto e riprendere un’altra volta daccapo. L’obiettivo però è sempre stato uno ed uno solo. Fare qualcosa nel mio piccolo, con i miei soli strumenti a disposizione. Valorizzare il territorio lucano e, in special modo, quello pisticcese».
A rispondere così sull’avvio della propria attività è Piero Grieco. Quarant’anni da fotografo, poi, il cambio di passo. Siamo a poco più di un chilometro dal centro abitato di Tinchi, lungo la strada che dalla piccola frazione pisticcese taglia verso Montalbano. Qui, immersa nel verde, circa cinque anni fa, si concretizza per Piero il sogno di una vita.
«È stata un’intenzione forte e radicata che mi ha coinvolto dalla costruzione della struttura fino a ciò che quella struttura si propone di essere. Un’attività di degustazione che prende avvio dai prodotti dell’azienda agricola di cui fa parte e che racconta la terra in cui quei prodotti nascono e crescono, per arrivare sulle nostre tavole».
Lucano e genuino
La parola d’ordine? «Penso siano due. Genuinità e lucanità, strettamente correlate l’una all’altra». La manifestazione, la prima e la più evidente, di entrambe le caratteristiche, è senz’altro in cucina. Siamo nel regno di Maria Pia, la moglie di Piero. «Non solo proponiamo i piatti della tradizione, dalle classiche fave e cicorie alla zuppa di cardoncelli con cotica e fagioli, ma rivisitiamo in chiave gourmet altri prodotti che meglio si prestano a un tocco di sperimentazione. Un esempio potrebbe essere “a fcazz jradizz”, la focaccia alla graticola pisticcese, che proponiamo in tante e diverse declinazioni».
Ma, come dicevamo, la cucina non è il solo strumento che si fa motore dell’offerta enogastronomica di Albachiara. «Dietro c’è una fitta rete di piccoli e piccolissimi produttori che ci forniscono ciò che la nostra azienda agricola non produce. Quindi se siamo autosufficienti dal punto di vista dei vari ortaggi, dell’olio e dei liquori artigianali, ci affidiamo a questa rete per tutto il resto. Il motto è quello di prendere il meglio dal meglio». Ecco che i salumi arrivano direttamente da Cancellara, il miele da un produttore locale, così come il formaggio e i vari latticini. A ciò si aggiunge la nuova etichetta di vino targato Albachiara, a cui, presto si unirà anche una birra prodotta artigianalmente, Albagia.
«Tutto varia in base alle stagioni, di cui seguiamo il ritmo e l’andamento. In questo periodo offriamo maggiormente la parmigiana autunnale a base di zucca rossa. Ad essa si aggiungono la ciambotta di verdure e i maccaroni ai ferri alla lauriota con peperoni cruschi, mollica croccante e cacio ricotta come se piovesse – spiega scherzosamente Piero – oppure la cialledda di baccalà all’aviglianese e una serie di altre preparazioni che hanno come protagonista principale le verdure selvatiche».
La cucina come “un buon ricordo”
Tutto ciò che la terra ci offre racconta il nostro patrimonio enogastronomico. Sembra dirci questo la cucina di Albachiara. Il cibo come mezzo per conoscere il territorio. E per chi già lo conoscesse? «Facciamo un approfondimento – aggiunge sorridente Piero – poniamo le basi affinché un’esperienza culinaria possa trasformarsi in un buon ricordo. Proprio come i sapori e i profumi che ci riportano nella cucina della nonna».
E i progetti futuri? «Tanti, tantissimi. A partire dall’ottenimento del marchio De.Co. su alcune conserve, un percorso a cui ho dato avvio coadiuvato dalla condotta pisticcese di Slow Food». Più prossima è, invece, la realizzazione di un teatro all’aperto interno all’azienda. «Lo immagino come una struttura che ricordi in qualche modo le lammie pisticcesi. Qui si svolgeranno presentazioni di libri, ma daremo il via anche a percorsi fotografici e poetici. Il fine è sottolineare, ancora una volta, come patrimonio enogastronomico e culturale siano due facce della stessa medaglia. Una strada da sondare e percorrere assieme».