Il pistacchio di Stigliano, l’oro verde lucano

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Una vita longeva scandita da un accrescimento lentissimo. Il legno nodoso che vira dal colore giallo dei primi anni al marrone rossastro dell’età adulta. E tante piccole drupe accoccolate in abbondanti grappoli. Il mallo esterno nasconde e ricopre interamente un guscio sottile, ma abbastanza duro, che ne protegge il seme. Infine, una pellicola violacea e l’inconfondibile verde smeraldo. Il pistacchio è una matriosca di colori. Un prodotto che man mano sta facendo la storia di un territorio.

Siamo a Stigliano. I suoi 909 m s.l.m. ne fanno il comune più alto della provincia di Matera. Un tempo centro cerealicolo di primaria importanza, oggi la piccola cittadina di appena tremilanovecento abitanti si va man mano distinguendo per essere diventata negli anni la sede della produzione di quel pistacchio italiano definibile come di nicchia. Il risultato si è evidenziato in una sempre maggiore riconoscibilità del prodotto, riscontratasi anche attraverso un crescente apprezzamento dello stesso da parte dei grandi maestri gelatai, pasticceri e chef. Oggi, il pistacchio di Stigliano non solo contribuisce al rilancio economico di un territorio, ma all’effettiva costruzione di una nuova identità, spendibile su più ampi e vasti fronti.

La storia ha inizio negli anni ’90. Il pionere di quello che sarebbe poi diventato l’oro verde di Stigliano, è Innocenzo Colangelo, un imprenditore illuminato che dopo un viaggio in Grecia per indagare sulle coltivazioni di pistacchio elleniche, decide di portare la coltura del pistacchio nella sua terra natia. Un’intuizione felice, quella di Colangelo, a cui hanno fatto eco, nel corso degli anni, numerosi altri avvii di produzione di pistacchio.

La realtà che oggi vi portiamo a conoscere è quella dell’azienda Albano. Nata all’inizio degli anni ‘60, in contrada Arboreto, l’azienda si estende lungo una superficie pari a circa trecento ettari di terreno. Attualmente, a portare avanti il lavoro del fondatore dell’azienda, Rocco Albano, è il figlio Nicola: «sin da bambino ho nutrito una grande passione per quello che poi è diventato il mio lavoro, adesso cerco di trasmettere questo mio stesso amore ai miei tre figli».

Quella che l’azienda Albano attraversa nel corso degli anni è una vera e propria rivoluzione. Prima l’allevamento suinicolo, poi l’olio extravergine d’oliva e ancora, la produzione  cerealicola, in particolare di grano duro, fino al 2017, quando si procede all’impianto di un pistacchieto. Una decina di ettari in tutto, tremila piante circa, tra cui si distinguono la varietà napoletana e la golden.

«Inizialmente – spiega Albano – non è stata un’impresa facile, dallo studio dei terreni per verificare la fattibilità dell’impianto fino all’avvio della produzione vera e propria, basti pensare che la pianta del pistacchio necessita di tempi di produzione medio lunghi e che il costo della stessa risulta essere abbastanza elevato, ecco che per dare maggiore valore alle nostre produzioni abbiamo optato per la trasformazione del prodotto».

«Dalla crema al pesto di pistacchio, fino alla pasta pura e alla farina, oltre che alla classica granella e ai pistacchi sgusciati. Una sperimentazione che va via via allargandosi, quella dell’azienda di contrada Arboreto, fino alla produzione di biscotti croccantini e foglie da thé al pistacchio di Stigliano. «Attualmente la trasformazione avviene a Bronte – aggiunge Albano – ma il nostro obiettivo è quello di dar vita a un vero e proprio laboratorio, per poter internalizzare completamente la produzione».

Un’intuizione felice e fortunata, quella del pistacchio di Stigliano che vede, però, nella propria continua riconferma il successo di un territorio. Ecco che un frutto, da sempre legato nell’immaginario collettivo alla cittadina di Bronte, trova nelle campagne di questo piccolo paesino della collina materana una piena e consapevole vocazione, un’ulteriore occasione per l’effettivo rilancio di tutta una comunità.

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