Territorio e imprenditorialità: masseria Battifarano
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Tra territorio e imprenditorialità
Quando si parla di imprenditorialità e territorio si fa riferimento a un gioco di parti. Un gioco di parti che disegna e definisce l’identità di entrambi i soggetti. Un legame difficilmente sintetizzabile e che si spinge aldilà dell’impronta che i due attori in campo imprimono l’uno sull’altro.
Quando si parla di imprenditorialità e territorio quest’impronta si fa tanto più forte quanto decisiva, se il prodotto finale è tanto figlio dell’impresa quanto della terra. Se il prodotto finale è il prodotto di entrambi.
Quando si parla di imprenditorialità e territorio ed il prodotto finale conserva a sé tale caratteristica, stiamo parlando, necessariamente, di agricoltura. Ed in questo caso di Vini, Cultura e Agricoltura. Il marchio è Battifarano. Dietro al marchio, una storia.
Siamo nel cuore dell’Enotria
Un nome, quello di questo meraviglioso territorio, che si fa racconto. L’etimologia lo fa derivare dal greco ôinos che vuol dire appunto vino. Il riferimento è ai floridi e numerosi vigneti situati in loco.
Raccogliere questa eredità per farne una visione che superi il presente. Senza perdere mai, però, l’intima connessione che la lega ad essa. Sono cinque i secoli di storia che vedono collocata la masseria Battifarano a questi luoghi. «Cinque secoli, durante i quali si è sempre coltivata la terra – spiega Francesco Battifarano, la nuova generazione – prima per l’autosussistenza, poi come azienda e oggi anche per raccontare attraverso il vino millenni di storia dell’Enotria».
«Da sempre, oltre all’agricoltura, abbiamo messo al centro dei nostri valori fondanti, l’istruzione e la condivisione della conoscenza. L’intenzione è che nulla andasse perso dei cinquecento anni passati a raccogliere i buoni frutti di questa terra generosa. È infatti grazie a due generazioni di agronomi e alle continue collaborazioni con l’Unibas, e non solo, che abbiamo selezionato le colture più idonee. Ciò significa ridurre al minimo gli input esterni, quali concimi e fitofarmaci. I vini e il resto della produzione non hanno altri sapori se non quelli che arrivano dalle radici alla pianta».
Dalle radici alla pianta
Una missione che esprime l’intenzione ultima di farsi certificazione per il consumatore finale. «Ci stiamo impegnando da almeno cinque anni in un percorso per nulla semplice e scontato, la misurazione dell’impatto ambientale di ogni singolo prodotto attraverso la carbon water footprint. Con questo termine ci si riferisce all’impronta potenziale di ciascuna produzione in termini di emissioni di gas serra, di consumo e degradazione delle risorse idriche».
L’obiettivo è il continuo e progressivo miglioramento. Particolarmente rilevante in quest’ottica l’implementazione del marchio ministeriale SQNPI. Qualità sostenibile, il fine è assicurare al consumatore che la coltivazione delle uve avvenga secondo tecniche agronomiche rispettose dell’ambiente. Una strada percorsa a tappe con la costante dell’innovazione. Un esempio, l’utilizzo di un’avanzata centralina agrometeorologica. Da qui la misurazione di numerosi fattori agro climatici, dall’evapotraspirazione, e dunque i consumi idrici, alla respirazione, e quindi la CO2 emessa.
Una cultura d’impresa sempre più sensibile. L’attenzione indirizzata non solo verso i temi della sostenibilità ambientale, ma anche nel progetto di ampliamento di una maggiore consapevolezza territoriale e culturale.
«Con la modernizzazione dell’agricoltura e l’arrivo della produzione di massa, non era più possibile vivere di sola “terra”. Bisognava organizzarsi in “impresa”. E così, nell’antica tenuta iniziò la convivenza affascinante e surreale tra la casa padronale, le case coloniche e la rimessa, tra la tecnologia e le ceste di vimini, tra gli antichi manoscritti del Cinquecento e gli stivali in gomma. Un mix di storia e di vissuto che ancora oggi rende la nostra azienda unica nel suo genere».
Si iscrivono in questo solco le visite guidate all’interno della cantina. Una vera e propria immersione nella storia del territorio.
I vini
L’impresa come humus per il territorio, e non solo il contrario. Linfa vitale per la cultura e la comunità. La bellezza come motore di sviluppo. L’ultimo ma fondamentale tassello che ci parla di questo, della bellezza e del territorio, dei suoi mille e inesplorati volti, è ancora una volta il vino, che a questa terra dà il nome. Da Torre Bollita, Matera Moro DOC, riprendendo il nome dei terreni situati a valle del centro abitato di Nova Siri Marina a Le Paglie, Matera Greco DOC, un bianco dalla grande finezza aromatica e note fruttate e floreali.
Una filiera completa che non smette mai di raccontare il territorio anche attraverso i nomi e le eleganti etichette. Dall’Akratos Rosso, Matera Primitivo DOC, «un vino da simposio», fino al Toccacielo e il Toccaculo, riprendendo i nomi ritrovati su antiche mappe riferiti ai due torrenti che attraversano la Masseria.
Passione, dedizione, ma anche e soprattutto curiosità. La curiosità sana di chi vuole e sa guardare oltre. Quella curiosità che fa del marchio Battifarano molto e ancora di più di un semplice marchio.