Ciubbà, mood e birra insieme
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Ciubbà, «non importa», «non fa niente», un’espressione che nel dialetto pisticcese suona come una sorta di bonaria rassicurazione sull’ineluttabilità di determinate situazioni, una pacca sulla spalla, un invito a non piangere sul latte versato. Tanto vale, a questo punto, berci su!
Ciubbà è anche la prima birra scura di Pisticci, un progetto che nasce dalla curiosità e dalla passione, con alle spalle anni di sperimentazioni. Una passione che giunge a piena maturità durante il periodo pandemico: «Non era un segreto il fatto che già da anni ci si riuniva per sperimentare ricette della storica bevanda per poterla gustare con amici e parenti – spiega Rosa Pastore – è stato l’apprezzamento per le diverse tipologie di birre da noi prodotte a spingerci verso la commercializzazione di una tipologia scura, scegliendo in questo modo di differenziarci dal mercato più comune delle birre chiare e rosse».
L’inizio in un piccolo laboratorio a Marconia, poi la collaborazione con la materana G.E.A. sas, e la distribuzione, prima indirizzata ai soli ristoranti e pub locali, che pian piano si allarga fino alle commesse verso gli Stati Uniti.
Ma Ciubbà-Beer, del marchio JP2, è soprattutto l’incontro di tre storie: «Al desiderio di produrre una birra tutta nostra si è aggiunta la passione di poter coniugare questa produzione al territorio» spiega Rosa Pastore. Come? L’etichetta, ed in special modo, i decori sul collarino della bottiglia sono un chiaro richiamo alle ceramiche del Pittore di Pisticci: «amo l’arte e tutto ciò che ne consegue, da qui la mia laurea in Beni Culturali ed il lavoro che mi ha portato per molti anni lontano da casa, poi la scelta di tornare – un richiamo, quello della terra natia, troppo forte per essere ignorato – Oggi, il nostro, vuole essere un impegno con il territorio d’appartenenza, localizzare il prodotto evidenziando come la storia antica e la tradizione artistica possano essere divulgate. Ecco che le decorazioni di recipienti antichi in terracotta, un tempo utilizzati per il trasporto di olio ed acqua, vengono traslati sulla bottiglia della nostra birra. Questa operazione è un modo innovativo di liberare la cultura dai vincoli classici della musealizzazione e farla girare tra le mani di chi gusta la bevanda. La sintesi che accorda cultura autoctona ed estera, la vista con il gusto».
Terza e, non per importanza, ultima storia, è senz’altro quella della birra stessa: «La Ciubbà-Beer appartiene alla famiglia delle American Porter, una versione artigianale e moderna delle storiche birre inglesi, adottate dagli Americani – spiega Rosa Pastore – è una birra scura dal carattere complesso, impartito dai malti tostati, dal grado alcolico medio con un profilo gustativo che va dal caffè al caramello. Il dolce del malto Chocolate è bilanciato con il retrogusto amaro dei luppoli; di alta fermentazione, risulta densa e delicata. Né pastorizzata, né filtrata, mantiene tutti gli aromi dei sette malti».
Il risultato? «Un apprezzamento crescente fonte per noi di grande soddisfazione. Dopodiché si guarda al futuro, abbiamo in cantiere altri tre tipi di birra e sarà prossima l’apertura del nostro e-commerce. La nostra vuole essere una birra da degustare, una birra da meditazione davanti alla quale si parla di arte e tradizione, si rinsaldano vincoli di amicizia e se ne intrecciano di nuove. E se cosi non fosse, ciubbà, beviamoci su!»