Il fagiolo di Sarconi: passato e futuro di una terra
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Come può, oggi, un territorio rurale raccontarci tuttora di sé? E ancora; il concetto stesso di ruralità può ritornare ad essere attuale, travalicando la mera definizione che lo assegna alla descrizione di paesaggi e spazi geografici, in perenne antitesi al concetto di urbanizzazione, per rientrare finalmente a far parte del nostro quotidiano? Affinché ciò accada è necessario che si affermi, una volta per tutte, la consapevolezza che la ruralità non risiede, esclusivamente, tra campi arati e vecchi attrezzi del mestieri ormai in disuso. Essa è, invece, una forma di espressione culturale e sociale di quello che fu il mondo contadino come totalità di strutture e concezioni dell’universo che mai potrà scomparire. «La civiltà rurale rappresenta un’epoca storica, che ha le sue radici nella preistoria e la sua durata cronologica non può dirsi finita né finibile. Essa […] continua a costituire (e non ce ne avvediamo) nel pensiero e nel linguaggio la nostra cultura di base».
Il riscatto definitivo potrebbe forse rivelarsi nel collegamento tra la conservazione di varietà locali, anche a tutela della valenza storica delle stesse; promozione dell’agricoltura di qualità; e sviluppo socio economico del territorio che ospita quella agricoltura.
La storia, che da queste considerazioni prende piede, è quella di un piccolo paese in provincia di Potenza, mille abitanti circa nel cuore del Parco nazionale dell’Appennino lucano. Un piccolo borgo della Val d’Agri che ha saputo fare del prodotto della propria terra la sua carta d’identità, veicolando attraverso di esso non solo il semplice consumo, ma la storia di un territorio, il suo passato e anche quello che si appresta ad esserne il futuro.
Siamo a Sarconi e il protagonista di questo racconto è, senz’altro, il fagiolo: il Fagiolo di Sarconi. Coltura che ha rappresentato, da sempre, per questo piccolo comune lucano, la prima fonte di sostentamento e che con il tempo, anche grazie al riconoscimento della denominazione IGP, ha acquistato una continua e crescente reputazione a livello internazionale. Se per molto tempo, infatti, questa leguminosa è stata considerata come una “povera” alternativa per chi non poteva portare sulle proprie tavole proteine di origine animale; attualmente il fagiolo di Sarconi gioca un ruolo principale inserendosi in numerosi piatti nell’ambito di una dieta sana ed equilibrata.
Una forma che va da ovale o tondeggiante a cilindrica e allungata, e il colore del seme che varia dal bianco del Cannellino classico, al marroncino del Tabacchino; dal beige con striature rosso scure del Borlotto tradizionale al rosso rubino della sottospecie San Michele Rosso. Venti diversi ecotipi locali in tutto, per un sapore particolarmente gustoso; e ancora la polpa tenera e la rapidità di cottura che conferiscono al prodotto un’alta digeribilità. Il risultato ultimo di una miriade difficilmente sintetizzabile, ed assolutamente non replicabile, di elementi: terreni al di sopra dei 600 m s.l.m., di origine alluvionale, sabbiosi, ricchi di azoto, privi di calcare e con una buona capacità di ritenzione idrica; il clima e in ultimo, la qualità delle acque di irrigazione, leggere e poco alcaline. Un rigido disciplinare di produzione tutela a sua volta il prodotto finale, ammettendo soltanto pratiche agronomiche atte a conferire al fagiolo di Sarconi le peculiari caratteristiche di tipicità.
Caratteristiche che ogni anno Sarconi celebra in una sagra interamente dedicata al fagiolo, figlio di quella cultura della ruralità che va oltre la terra e abbraccia la società tutta. Un percorso enogastronomico accompagnato da mostre ed esposizioni di manufatti, tra le caratteristiche viuzze del paese. Ed, ovviamente, la degustazione dei fagioli, in tutte le salse: dalle preparazioni più tradizionali (zuppe, paste, risotti, minestre e contorni) alle ricette nuove ed innovative, pizza al fagiolo, marmellata al fagiolo ed infine la versione gelato. Una passeggiata tra il passato e il futuro di una terra meravigliosa, il tutto condensato in un prodotto unico, il fagiolo di Sarconi.