La percoca di Sant’Arcangelo: biodiversità da salvaguardare
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INTRODUZIONE
La percoca di Sant’Arcangelo, comune di 6400 abitanti in provincia di Potenza, 388 m s.l.m., è un frutto antico che trascina con sé una storia ormai centenaria, risultato di aneddoti e vita quotidiana, tradizioni contadine e racconti di lavoro. Un frutto che nell’arco degli ultimi quarant’anni ha attraversato una lenta, quanto inarrestabile, fase di declino; un abbandono che potremmo definire programmatico per via dell’affermazione della frutticoltura moderna. Tale processo passa, però, per alcuni step che sbaglieremmo a considerare come automatici, e che sono entrati a far parte tanto dei modelli di produzione quanto di quelli di consumo.
BIODIVERSITA’ IN PERICOLO
Ma procediamo con ordine. Oggigiorno, gli alimenti che portiamo sulle nostre tavole sono sempre più spesso di origine industriale, e dunque sempre meno naturali, perché soggetti a determinati standard imposti dal mercato. Quello stesso mercato che si flette sulle spinte di una modernità che non lascia spazio ai prodotti di nicchia e alle varietà locali, abbandonando dietro di sé i brandelli di una società contadina rea di non aver rinunciato alla propria identità e alla propria storia, indissolubilmente legata alla storia dei frutti della propria terra. Una modernità che si declina in mero profitto per le sole grandi multinazionali padrone del mercato, le quali non si preoccupano di sacrificare la biodiversità sull’altare del rendimento. Una modernità che cresce sulle spalle di consumatori inconsapevoli; consumatori di frutta bella da vedere, poco importa se completamente insapore. Sullo sfondo le tanto declamate strategie di marketing attraverso le quali si punta alla uniformità della produzione, a ciò equivale la riduzione della biodiversità. Il risultato ultimo è il produttore agricolo rassegnato a coltivare ciò che il mercato richiede, sotto la minaccia che, in caso contrario, il frutto potrebbe marcire sull’albero.
LA PERCOCA DI SANT’ARCANGELO
Questo è un pezzo della storia della percoca di Sant’Arcangelo, la pesca a polpa gialla, che cresce nella piana alluvionale del fiume Agri, nell’Eden terreno dei Giardini di Sant’Arcangelo, cinquecento ettari di meraviglia candidati, tra l’altro, nel registro nazionale dei Paesaggi Rurali Storici del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, su proposta dell’Università della Basilicata. Una vera e propria nicchia ecologica che conferisce al frutto elementi di soggettività non ritrovabili altrove.